Michele La Porta

su di me

 

Michele La Porta

su di me

 

La mia storia

Credo di essere nato con la penna in mano e nella mia vita ho sempre scritto. A dieci anni, in quinta elementare, ho dato vita al mio primo romanzo. La storia di una formica magica che aveva il potere di esprimere i desideri delle persone che incontrava. A ripensarci oggi mi fa un po’ ridere anche se, psicologicamente, il libro nascondeva una metafora importante: anche gli “esseri” più piccoli, rappresentati dalla formica, hanno il potere e la forza di raggiungere qualsiasi obiettivo.
Ho sempre scritto perché ho avuto un “vantaggio”.
Mio padre era Gabriele La Porta, un giornalista televisivo, professore universitario, ex direttore RAI e autore di oltre trenta libri di filosofia. Tutta la mia infanzia l’ho trascorsa vedendolo lavorare alla macchina da scrivere ed emularlo è stato inevitabile. Oltretutto, già da piccolissimo, mi costringeva a scrivere un tema al giorno, a leggere dieci pagine di un libro e un intero quotidiano. Per me era un vero incubo, visto che me lo faceva fare anche in vacanza!

A 14 anni avevo già una mia rubrica giornalistica su un piccolo quotidiano locale e, a diciassette anni sul Corriere della Sera, pubblicarono un articolo nel quale Dario Bellezza mi definì come il poeta italiano più promettente.
Quando mio padre venne nominato direttore di Rai Due potevo parlare con personaggi leggendari come Raffaella Carrà, Pippo Baudo o Renzo Arbore, la mia vita mi sembrava quella di un Luna Park.
Se essere figli d’arte ha un grande vantaggio, dall’altro ci costringe a doverci misurare con delle aspettative “sociali” molto alte.
Sarò all’altezza di mio padre? Farò carriera anche io? Se otterrò qualche risultato, penseranno che lo abbia ottenuto perché sono raccomandato?
Ecco, su quest’ultimo punto, mio padre è sempre stato inamovibile:
“fai la tua strada, da solo”.
Fine della discussione.
Il suo è stato un grande insegnamento perché tutto quello che ho costruito e raggiunto nella mia vita professionale, lo devo solamente al mio carattere.

Sono sempre stato indipendente. Ho iniziato a vivere da solo all’età di ventiquattro anni, ho lavorato moltissimo e ho maturato moltissime esperienze in ambito editoriale, televisivo e radiofonico.
Ho diretto dei giornali, ho fatto lo speaker radiofonico e il conduttore di programmi televisivi per delle emittenti locali.
Ho fatto tutta la gavetta possibile e immaginabile, lavorando gratuitamente per moltissimi anni. Tanto che quando mi pagarono il mio primo articolo pensai che si fossero sbagliati (guadagnai quasi 50 mila lire per un articolo su il quotidiano “Il Tempo”).
A 48 anni, inaspettatamente, fallendo la società per la quale ero l’addetto stampa, mi ritrovai senza un lavoro. E, dal momento che le sventure non giungono mai da sole, poco dopo, contravvenendo a quanto reciprocamente concordato nella sentenza di separazione, la mia ex moglie mi privò del mio appartamento.
Questo significò che nel giro di un paio di settimane, la mia vita cambiò drasticamente. Mi ritrovai senza casa, senza un lavoro e senza un soldo in tasca.
Per molti ero un uomo morto perché troppo vecchio per ricostruirmi una vita.

Trovo inammissibile lasciarsi sopraffare dagli eventi, anzi sono convinto che i problemi siano un’occasione per migliorarsi. Tutto dipende da come reagiamo alle cose che ci accadono. Dopo un primo periodo di sconforto mi sono rimboccato le maniche.
Prima di tutto, rispondendo un annuncio su Facebook, trovai un lavoretto da un imprenditore.
Poi per acquisire nuove capacità nell’ambito della comunicazione, mi misi a studiare marketing, la scrittura in “copy”, la PNL e partecipai a vari corsi di formazione.
Ed è proprio durante il primo corso che seguii mi venne una illuminazione.
“Tutti questi formatori, seguitissimi su Facebook e che riescono a mettere in sala migliaia di persone, se è pur vero che hanno una grande “fama” sui social, in realtà non hanno alcuna credibilità mediatica, sulla carta stampata.
Per i giornali non hanno alcuna autorevolezza. Anzi, spesso sono definiti come dei Guru un po’ cialtroni che vendono fuffa.“
Mi sono detto: io sarò l’ufficio stampa di tutti i formatori italiani.

Ovviamente venni preso per pazzo. Per uno sciocco visionario. Eh già ma ero tanto sciocco che nel giro di un anno, coadiuvato da un collega con il quale avevo intrapreso una collaborazione, siamo diventati l’ufficio stampa di moltissimi Big della formazione.
Attraverso delle mirate campagne di comunicazione gli abbiamo dato quella credibilità mediatica che mancava loro.
Il concetto era semplice: devi essere “famoso” anche sulla carta stampata! E’ questo il massimo valore che devi ottenere!
Ovviamente abbiamo scelto con chi lavorare e, tale scelta, era dettata dalla serietà e dalla professionalità del formatore.
Davamo valore a chi realmente lo meritava.
Oggi non collaboro più con quel collega e ho aperto una mia agenzia di comunicazione.
Mettermi “in proprio” mi ha consentito di poter pianificare, liberamente, tutte le strategie che ritengo più utili per migliorarmi e attrarre nuovi clienti.
Ho ampliato il mio portafoglio clienti e in termini di articoli e di “ritorno” stampa, do agli imprenditori e alle aziende che seguo, anche molti più risultati di prima.

Perchè lavorare con me?

Amo il mio lavoro. Aiutare i miei clienti dando loro autorevolezza e visibilità sui media nazionali (giornali e televisioni) è uno stimolo irrinunciabile. La loro soddisfazione quando si vedono intervistati dal Corriere della Sera, dalla Repubblica o da un telegiornale, per me è un piacere immenso.

Cosa mi contraddistingue?

Tra le caratteristiche che mi distinguono e che i clienti apprezzano di più c’è il rapporto umano ed empatico che instauro con ognuno di loro.
Questo è di fondamentale importanza perché fa sì che si fidino di me come di un grande amico che ha a cuore la loro azienda e la loro autorevolezza.
Il secondo aspetto è che nella mia carriera professionale ho lavorato sia come ufficio stampa e sia come giornalista e questo è importante perché:
1. Copywriting

I miei comunicati stampa sono realizzati come se fossero degli articoli pronti per andare in stampa senza che il giornalista ci debba mettere le mani. I colleghi sono abbastanza pigri e, in questo modo, gli facilito il lavoro perché non li costringo a trasformare un comunicato stampa in un articolo. Io gli do un articolo bello e pronto.

2. Contestualità

Essere giornalista mi consente saper creare delle notizie, legate ai miei clienti, che si inseriscano perfettamente nell’attualità del momento. So modellare le notizie, le so cucire intorno ai servizi del cliente, sposandoli con gli argomenti che in quel determinato momento storico, ottengono maggiori spazi e interesse sui giornali.

3. Contenuto di valore

I miei comunicati stampa non sono mai delle marchette ma dei veri articoli nei quali i miei clienti vengono percepiti come autorevoli. Non sono mai delle pubblicità ma sono degli articoli interessanti e qualificanti. Sia per il giornale che li pubblica e sia per il cliente che diventa una fonte autorevole di informazione.

4. Autorevole nel settore

In oltre trenta anni di attività ho instaurato dei rapporti con quasi tutte le redazioni (quotidiani e tv) e questo significa che quando propongo loro un articolo, sono considerato una fonte affidabile e meritevole di essere pubblicata.

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