Da ZERO a CENTO

Ero un fallito e nessuno credeva in me
Oggi mi considerano un “eroe

A 48 anni avevo perso tutto. Il lavoro, la mia casa, la mia dignità. La mia mia vita.
Ero un uomo finito, emotivamente e socialmente. Ma non solo.
Come padre e come compagno mi sentivo un FALLITO.
In molti mi consideravamo senza un futuro e senza speranze. Un morto che cammina.

Non amo la resa

Non sono una persona arrendevole. Anzi, tutt’altro. E nonostante nessuno credesse in me, a distanza di solamente due anni sono tornato a essere uno stimato professionista. Ho fondato una società di comunicazione e Digital Pr, gestisco moltissimi clienti (oltre cento ogni anno), ho una decina di collaboratori e la mia agenzia è molto accreditata nel settore.
E quelli che non credevano in me?
Oggi mi prendono come un esempio di determinazione e perseveranza.
Ho provato una sana goduria nel riscattarmi?
Sì, una goduria infinita.

Ma ora permettetemi di presentarmi

Mi chiamo Michele La Porta, ho 55 anni e lavoro nel giornalismo da oltre trenta anni. Da quando ho 18 anni, concluso il liceo classico, ho iniziato a lavorare come aiuto ufficio stampa per una casa editrice romana. Da allora, parallelamente agli studi universitari in psicologia, ho continuato a lavorare maturando esperienze multidisciplinari in ambito editoriale, televisivo e radiofonico. Ho lavorato, fra gli altri, per il Quotidiano Il Tempo, l’Ufficio Stampa e della comunicazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Ufficio Stampa dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la Maurizio Costanzo Comunicazione (MCC) e in moltissime altre aziende. Oppure con professionisti come il Premio Oscar Carlo Rambaldi.

Oggi, come detto, con la mia agenzia di comunicazione “La Porta Comunicazione” sono specializzato in Uffici Stampa e gestisco moltissimi clienti nei settori più diversificati. Mi occupo della comunicazione di S.PA., PMI, Startup, formatori e professionisti che operano in ambito finanziario, medico, della comunicazione, della formazione, dell’editoria ecc.

Dalla tranquillità all’abisso

La mia vita professionale e non solo è sempre stata un’esistenza “tranquilla” anche per aver avuto la fortuna d’essere nato in una famiglia culturalmente ed economicamente benestante. Eppure, come anticipato all’inizio, alla soglia dei cinquanta anni, fallendo la società per la quale ero l’addetto stampa, mi ritrovai improvvisamente senza un lavoro. E dal momento che le sventure non giungono mai da sole, la mia ex moglie contravvenendo quanto reciprocamente concordato nella sentenza di separazione, mi privò anche del mio appartamento.

Senza una casa e senza un euro

Questo significò che nel giro di un paio di settimane la mia vita cambiò drasticamente. Irrimediabilmente.
Mi ritrovai senza una casa, un lavoro e senza un soldo in tasca. E quando dico “neanche un soldo in tasca”, lo intendo letteralmente perché non potevo permettermi neanche un gelato. Per sopravvivere fui costretto a vendere (svendere) degli oggetti d’arte appartenuti ai miei nonni, degli orologi preziosi, delle sterline d’oro e altre cose di valore.
Insomma, mi privai di tutto quello che avevo ereditato o ottenuto con il mio lavoro.

Non avevo più nulla. Nessuna entrata. A quel punto, non avendo neanche un tetto sotto il quale dormire, tornai a vivere da mia madre. Stabilirmi da lei mi consentì di sopravvivere. In un certo senso è come se mi avesse rimesso al mondo per la seconda volta. In quel periodo le mie giornate trascorrevano tutte uguali. Tristemente simili. Inutili. Mortificanti. Umilianti. Seduto su una poltrona nel salotto, collegato con il portatile a internet, sfogliavo ininterrottamente annunci di lavoro e inviavo curriculum. Inizialmente mi proposi a qualsiasi editore presente in Italia ma successivamente non riuscendo a trovare alcun tipo di impiego relativo alla mia professionalità, iniziai a proporre a chiunque la mia candidatura.
Chiunque potesse darmi anche solamente 500 euro, per me era un obiettivo da raggiungere.

Volevo pulire i bagni della Stazione Termini, di Roma

Pur di lavorare e dare una stabilità economica a mia figlia, ero disposto a tutto. Anche a pulire i bagni della Stazione Termini di Roma. Mi proposi realmente anche per questo incarico e mi rammaricai infinitamente quando compresi di non essere stato scelto. Pur di convincerli a scegliermi, allegai anche una lettera motivazionale nella quale sottolineavo quanto la mia “vulnerabilità” economica si sarebbe tradotta in una instancabile produttività e dedizione al lavoro.

Uno schiavo al Call Center per tre euro, lorde

Poi un giorno trovai un impiego in un Call Center. Lo stipendio? Neanche TRE euro l’ora. Era una miseria, lo so.
Un lavoro al limite dello schiavismo ed ero anche trattato umanamente in modo pessimo. Un giorno venni rimproverato perché andai troppo spesso alla toilette. La cosa che più mi faceva soffrire era l’essere sottovalutato da persone che, secondo me, non avevano neanche un centesimo delle mie capacità, preparazione culturale o competenze.

Mia figlia Laura, la mia vita

In quel periodo, come se non bastasse, sono anche diventato un “mammo”.
A seguito di una causa penale, il Tribunale dei Minorenni mi diede l’affido esclusivo di mia figlia.
Insomma, divenni l’unico tutore di Laura e, anche lei, venne a vivere da mia madre.

Fare il mammo è ruolo inusuale per un uomo, soprattutto quando si ha la responsabilità di una bambina di quasi 12 anni.
Ma è stato ed è tutt’ora un compito che ho accettato con immenso onore perché sono convinto che mettere al mondo un figlio sia, oltre che un atto d’Amore, anche un impegno di grande responsabilità. E così oltre a lavorare nel Call center, dovevo occuparmi di mia figlia (anche con l’aiuto di mia madre). Ma prima di qualsiasi altra cosa, oltre a farla vivere serena, volevo che fosse fiera di me. Questa era ed ancora oggi è la cosa che “muove” la mia vita.
La realtà però era ben diversa perché come padre, da un punto di vista “economico” e professionale, ero una perfetta nullità. Quando pensavo ai genitori degli amichetti di mia figlia, esimi avvocati, ingegneri e professionisti di ogni genere, al loro cospetto mi sentivo uno zero assoluto.

Chi è tuo padre? Un fallito!

E in effetti alla domanda: “Che cosa fa tuo padre nella vita?” Lei avrebbe potuto rispondere solamente con un laconico:
“Non fa nulla è un disoccupato. Non ha neppure una casa e vive ancora con sua madre”. Un quadretto poco edificante.
Per mia fortuna ho sempre avuto una caratteristica: non contemplo la resa e trovo inammissibile lasciarsi sopraffare dagli eventi. Anzi, sono convinto che i problemi siano un’occasione per migliorarsi. Tutto dipende da come reagiamo alle cose che ci accadono. E io trovo sempre il coraggio per lottare, per non arrendermi. Siamo gli artefici del nostro destino! Lo so, è una frase banalissima e al limite del retorico ma esprime esattamente il mio carattere e la mia forma mentis. Ma torniamo alla mia “gioiosa” esperienza da “schiavo moderno” nel Call center. Come detto, ovviamente infelice di percepire solamente pochi euro l’ora, non facevo altro che spedire CV finché un giorno trovai un curioso annuncio di lavoro su Facebook: “Cerchiamo persone con il cervello duttile e attivo”.

Il riscatto

Risposi immediatamente in questo modo: “Mi chiamo Michele La Porta, ho il cervello ATTIVISSIMO e posso raggiungervi ANCHE A PIEDI in qualsiasi posto in Italia. Posso iniziare a incamminarmi anche adesso. Ammetto che non ci sperassi molto ma arrivò la loro risposta e mi diedero un appuntamento per la settimana successiva. Feci il colloquio e venni assunto come autore dei testi di un blog, relativo a un imprenditore attivo nell’ambito della formazione. Entusiasmato per questa nuova opportunità e per acquisire nuove capacità nell’ambito della comunicazione, mi misi a studiare marketing, la scrittura in “copy”, la PNL e partecipai a vari corsi di formazione (era un mondo per me totalmente sconosciuto). Ed è proprio durante il primo corso che seguii che mi venne una illuminazione: “Ma tutti questi formatori, seguitissimi sui social e che riescono a convogliare l’interesse di migliaia di persone, se è pur vero che hanno una grande “fama” su Facebook o Instagram, in realtà non hanno alcuna credibilità mediatica. Per i giornali non hanno alcuna autorevolezza. Anzi, spesso sono definiti come dei Guru un po’ cialtroni che vendono fuffa”.

Sarò l’Ufficio Stampa dei più importanti formatori italiani
ma nessuno ci credeva

Così mi sono detto: “Sarò l’ufficio stampa di tutti i formatori italiani!”.
Ovviamente venni preso per pazzo. Per uno sciocco visionario. Nessuno credette in me e mi considerarono un povero illuso.
Eh già ma ero così sciocco che nel giro di un anno, coadiuvato da un collega con il quale avevo intrapreso una collaborazione, siamo diventati l’ufficio stampa dei più importanti Big italiani della formazione. Attraverso delle mirate campagne di comunicazione abbiamo dato loro quella credibilità mediatica che non avevano mai ottenuto. Il concetto era semplice: se vuoi realmente diventare autorevole e credibile, devi essere “famoso” anche sulla carta stampata! Oggi non collaboro più con quel collega e ho aperto una mia agenzia di comunicazione. Mettermi “in proprio” mi ha consentito di poter pianificare, liberamente, tutte le strategie che ritengo siano più utili per migliorarmi e attrarre nuovi clienti.
Ma non è stato facile. Quando ho deciso di lavorare da solo, sono ripartito da zero.
Senza nessun cliente. Ergo, ancora una volta, senza entrate economiche.

Gestisco oltre 100 clienti ogni anno

Era agosto e non feci neanche le vacanze perché non potevo permettermele. Ne approfittai per lavorare e cercare un modo per attrarre dei clienti. Arrivò il primo, poi il secondo e via via, oggi gestisco una media di oltre CENTO clienti ogni anno. Ancora una volta, un problema l’ho trasformato in una opportunità e, anche in termini di articoli e di “ritorno” stampa, do agli imprenditori e alle aziende che seguo dei risultati più rilevanti di prima.
Il prossimo obiettivo? Arrivare a 200.

Chi conosce la mia storia mi percepisce come l’eroe che non si arrende dinanzi a nessun ostacolo. Ma la cosa che per me ha più valore in assoluto è che mia figlia mi veda come un esempio di determinazione, costanza e coraggio.
Tutto il resto ha una importanza relativa.


Dai… non è merito tuo ma di tuo padre, il direttore di Rai Due…

Oggi mi sento un padre felice, un uomo consapevole, appagato, realizzato. Potrei concludere qui la mia vita.
Quel che dovevo dimostrare l’ho fatto. Quello che ho raggiunto me lo sono conquistato da solo. Senza nessun aiuto.
Eppure qualcuno è convinto che sia merito di mio padre, un ex giornalista, conduttore televisivo e direttore della Rai.
Glielo lascio credere e me ne frego. La verità la conoscono mia madre, mia sorella e mia figlia.
Le uniche che hanno sempre creduto nelle mie qualità o potenzialità.

Un solo “GRAZIE”

A una persona, però, devo dire grazie. A mia Madre. Senza di lei non sarei mai riuscito a rialzarmi e realizzarmi.
Senza di lei non potrei raccontare una storia a lieto fine. Lei mi ha dato la vita due volte.
La prima il 24 aprile del 1969, la seconda consentendomi di nutrire mia figlia, supportarmi economicamente e avere una casa.
Senza di lei non sarei qui, oggi. Le devo la mia rinascita. Avrò per lei ETERNA riconoscenza.
Molte persone hanno apprezzato mio padre perché era un uomo colto, istrionico, affascinante.
Questo è vero, non lo posso negare. Ma io ammiro mia madre. La sua concretezza. Il suo essere genitore.

Finalmente, torniamo a casa!

Dopo varie battaglie legali durate oltre tre anni ho riottenuto la mia abitazione.
Giustizia è stata fatta. Io e mia figlia siamo tornati a vivere lì. Nella nostra casa. Nel luogo dove lei è nata e vive da venti anni.

Libro: Invictus

La mia storia è contenuta nel libro: INVICTUS – Storie di Resilienza Imprenditoriale, scritto da David Campomaggiore.
Il volume racconta le storie di 19 imprenditori italiani che sono riusciti a rimettersi in piedi. Storie di costanza e determinazione che possono essere fonte di ispirazione e insegnamento per chi sta passando un momento difficile ed è con il morale a terra. Farne parte, per me è un onore.

Bio, in breve…

Nato a Roma 55 anni fa, in oltre trenta anni ho maturato esperienze multidisciplinari in ambito editoriale, televisivo e radiofonico. Ho lavorato, fra gli altri, per Il Tempo, l’Ufficio Stampa e della comunicazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Ufficio Stampa dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la Maurizio Costanzo Comunicazione (MCC) e moltissime altre aziende o professionisti come il Premio Oscar Carlo Rambaldi. Oggi dirigo l’agenzia di Digital PR e Uffici Stampa, “La Porta comunicazione”. Insieme ai miei dieci collaboratori ci occupiamo di Uffici Stampa, Service Editoriale, Realizzazione e assistenza siti web, Web Marketing, Creazione Loghi, Gestione e realizzazione Blog, Produzioni audio visive e di prodotti video/giornalistici, Grafica editoriale e pubblicitaria.  Amo gli sport da combattimento e sono, da generazioni, tifosissimo della S.S. LAZIO. Soprattutto, sono un “mammo” e da quando mia figlia ha 12 anni (ne sta per compiere 20) mi occupo di lei.
Questo è lo scopo della mia vita.